Avventura a Brooks
Falls
Gennaio 2013. Decido di prenotare uno dei miei sogni, tre giorni e due notti a
Brooks Camp, un lodge vicino alle Brooks Falls, luogo pieno di orsi che si
abboffano di salmoni prendendoli in volo mentre risalgono la corrente. Avete
presente quelle foto rese famose dal National Geographic? E’ caro, certo (circa
3000$ per tre persone) ma mi faccio coraggio e mando una email a
recep@katmailand.com.
E’ l’email della Katmailand tour operator alaskiano specializzato in questo tipo
di viaggio. Si trova al 4125 Aircraft Drive ad Anchorage in Alaska, appunto. In
rete trovate i siti web dei tre lodge che gestiscono:
Kulik Lodge -
www.kuliklodge.com
Brooks Lodge -
www.brookslodge.com
Grosvenor Lodge -
www.grosvenorlodge.net
La risposta mi abbatte: le cabine sono prenotate da un anno (poi scoprirò che
conviene prenotare due o tre anni prima!) e ci sono solo posti sul giornaliero
del 29 luglio, che non è un periodo di massima presenza degli orsi come fine
giugno/inizio luglio. Non importa, sono deciso, lo voglio e prenoto. Anticipo
2000$ con un bonifico internazionale ed il resto lo pagherò in seguito. Vi
risparmio tutta l’attesa, luglio non è vicino a gennaio, e la pianificazione di
un viaggio in Alaska (e non solo) che avrebbe avuto come punto topico Brooks
Falls. Fatto sta che il 28 luglio, da Anchorage, verifico l’orario dei voli e mi
preparo a partire alle 5.30 del mattino per arrivare ad un parcheggio
dell’aeroporto da dove un bus ci avrebbe portato al terminal. L’inizio non è
male, usciamo alle 5.30 e 10 minuti dopo siamo al parcheggio. E qui, sorpresa.
Non c’è il bus, va chiamato telefonicamente, accidenti a me che non me ne ero
accorto la sera prima quando avevo fatto una ricognizione. Avevo visto il bus
fermo e avevo dato per scontato che … vabbè, non importa, accendo il cellulare e
telefono al numero segnalato. Mi risponde un tizio che mi chiede il nome e mi
dice che il bus sarebbe arrivato in cinque/sei minuti. E arriva, il bus. Ci
carica a bordo e arriviamo al terminal per le sei precise.
Corriamo al banco e l’impiegata prende i biglietti e … ci pesa! Avevo letto che
sugli aerei piccoli il peso è importante ma vedermi pesare (con tutta
l’attrezzatura) e poi utilizzare i pesi per bilanciare l’aereo è una cosa
strana. E, no, non vi dirò quanto pesavo. Però mi sono vergognato un po’.
Comunque il nostro aereo parte puntuale alle 7.35. E’ un turboelica che ci
porterà fino a King Salmon, un piccolo centro dell’Alaska da cui poi, con un
idrovolante, arriveremo a Brooks Camp. Da King Salmon si parte anche per altre
destinazioni simili, in una regione che definire dai grandi spazi solitari è un
eufemismo. Il volo nel turboelica è normale e arriviamo a King Salmon dopo circa
un’ora e mezza, verso le nove del mattino. L’aeroporto è piccolino, si scende
dall’aereo e ci si avvia verso il terminal a piedi, camminando sulla pista. Nel
terminal, uno stanzone con quattro banchi per il check in e uno spazio per il
ritiro dei bagagli (senza nastro), ci aspetta una persona che ci carica su un
pulmino da 20 posti. Da qui ci spostiamo (10 minuti) allo scalo degli
idrovolanti che si trova su un laghetto vicino. C’è solo una casupola che
potremmo definire air terminal, non fosse che è una camera con un bancone da una
parte. Qui i piloti fanno i conti del peso dei passeggeri (ci hanno pesato
nuovamente) e li suddividono trai vari idrovolanti. Poi chiamano le persone e
imbarcano. E’ un’esperienza emozionante volare su un idrovolante. Questo era da
15 posti, abbastanza grande, ma tuttavia molto più piccolo di un aereo di linea.
Il volo dura circa una mezzora e l’atterraggio sull’acqua è emozionante
anch’esso.
Scendiamo a terra e ci dirigiamo verso la stazione dei ranger, per essere
istruiti su come comportarci con gli orsi.
Tutto bello, tutto tranquillo, se vedi un orso a meno di 50 metri devi
allontanarti, cammina facendo rumore così l’orso si allontana e così via. “E se
l’orso è vicino?” chiede qualcuno. State fermi e non guardatelo negli occhi (è
una sfida, lo provocate), al limite sdraiatevi e fingetevi morti. Qui mi
innervosisco un pochino. Poi ci mostra uno zaino heavy duty, quelli
dell’esercito, ridotto a brandelli da un orso curioso. Io ho uno zaino del
genere e in quasi 30 anni non sono riuscito a rovinarlo neanche un po’. E mi
devo sdraiare a terra e fingermi morto? Così l’orso curioso si avvicina e mi
riduce come lo zaino, no? Non mi sento molto tranquillo quando esco dalla cabina
dei ranger però ormai sono qui e non me ne vado certo.
Mi avvio subito verso le cascate superiori, circa due chilometri e, durante il
tragitto, posso ammirare il luogo veramente splendido e pensare agli orsi. non
ne incontro nessuno, meno male. arrivo alla passerella, apro
salgo. la percorro per circa 50 metri ed arrivo in un punto in cui si
biforca verso due balconate diverse, una sopra ed una sotto. a questa
biforcazione ci sono i rangers che ti indirizzano verso dove c’è posto e, se non
c’è, prendono il tuo nome. Si, perché il tempo è assegnato, non più di un’ora a
persona e poi ti chiamano per uscire e avanti un altro. Ovviamente puoi
rimetterti in fila, se vuoi. Io non ho avuto questo problema perché non c’era
una grande folla e le due balconate erano più che sufficienti. Esco verso la
balconata superiore e, magnifico, vedo le cascate e due orsi a pesca. Sono due
splendidi plantigradi che si muovono con lentezza e maestosità.
Ma se vedono un salmone sono rapidissimi nell’attaccarlo. Hanno diverse tecniche
di caccia: aspettano che il salmone risalga la cascata e lo afferrano al volo
con le mascelle, si tuffano in acqua e prendono il salmone mentre è immerso, lo
colpiscono con le zampe e lo tirano fuori dall’acqua. Io invece ho una sola
tecnica, punto la mia fotocamera e scatto a ripetizione. E’ magico trovarsi a
poche decine di metri da questi animali selvaggi e il mio 100-400 è ottimo per
le riprese. Le focali che uso sono tra i 300 ed i 400 mm.
Al ritorno mi prende la voglia di volare sull’idrovolante piccolo, quello da
cinque posti più il pilota. Ne parlo ad uno degli addetti e, brigando un
pochino, mi accontenta. L’aereo sembra un giocattolo, un vero trabiccolo che si
sposta ad ogni folata di vento. Forse era meglio l’altro! Comunque sono in ballo
e devo ballare. E si balla veramente per il vento. Se Dio vuole arriviamo
comunque a King Salmon e facciamo il tragitto inverso. Rientrare nel turbo elica
è una sensazione strana, sembra di essere in un aereo gigante, c’è pure la
hostess.
Mi
addormento nel volo di ritorno e mi sveglio all’atterraggio. Che giornata, mi è
sembrato di sognare ma al risveglio le schede piene di immagini sono li a dirmi
che è stato tutto vero.
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©2014 Aristide Torrelli