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La degradazione dell'immagine nell'editing

 


 

Ogni operazione che fate su un'immagine la degrada. Detta così fa un po’ paura ma non spaventatevi, è normale. E’ una semplice conseguenza delle operazioni matematiche di trattamento dell’immagine digitale. Cosa possiamo fare per ridurre al minimo questa degradazione? Possiamo fare buon uso dei bit disponibili del file raw, preservando più dati possibili.

Non sempre necessitiamo di una enorme quantità di dati per produrre l'immagine. Però, se dobbiamo fare delle modifiche all'immagine, avremo bisogno di molti più dati di quelli necessari semplicemente per mostrarla, visto che qualcuno lo perderemo strada facendo.

 Come ci accorgiamo della perdita di dati? Dal peggioramento dell’immagine a video e dall'istogramma, che comincia ad assomigliare ad un pettine.

 

I tipi di degradazione

 

Sostanzialmente sono quattro:

 

1.      Clipping (taglio);

2.      Compressione della gamma dinamica;

3.      Espansione della gamma dinamica;

4.      Conversione tra spazi colore.

 

 

Clipping

 

Il "taglio" consiste nel portare dei pixel ad essere totalmente bianchi (255,255,255) o totalmente neri (0,0,0). Gli strumenti per fare questo sono, ad esempio, la regolazione con istogramma di Photoshop oppure il comando Exposure di Lightroom/Adobe Camera Raw. In qualche caso è desiderabile avere dei bianchi o dei neri assoluti, magari per nascondere del rumore nelle ombre. Se però il nostro istogramma non tocca i bordi, è opportuno espanderlo senza fargli toccare i bordi. Insomma, senza rischiare del clipping.

 

 

Compressione della gamma dinamica

 

Se, ad esempio mediante le curve, comprimiamo la scala tonale, perdiamo dei livelli in un modo poco ovvio, a cui non facciamo, di solito, caso. I livelli che prima erano distinti, ora, dopo la compressione, sono identici e, una volta rese permanenti le modifiche, rimarranno tali, con perdita di dettaglio.

 

 

Espansione della gamma dinamica

 

Se, ad esempio mediante le curve, espandiamo la gamma dinamica, non perdiamo dati ma stiriamo quelli disponibili su una gamma dinamica più ampia. Rischiamo quindi di perdere la continuità delle gradazioni tonali. Di solito questo si manifesta mediante la comparsa di bande in aree uniformi o la posterizzazione nelle ombre. Se osservate l'istogramma  vedrete che è a forma di pettine, con i denti larghi. Ricordate che bastano 4 o 5 livelli persi per avere la posterizzazione.

 

 

La conversione tra spazi colore

 

Un'altra operazione che porta a degrado nell'immagine è la conversione tra spazi di colore diversi (ad esempio da AdobeRGB a sRGB). In un'unica operazione di conversione si presentano tutte e tre le possibili cause di degrado prima descritte. Quando fate una conversione da uno spazio colore ad uno con un gamut più piccolo, i colori che sono al di fuori dello spazio di destinazione vengono tagliati e gli altri ridistribuiti nel nuovo spazio colore (è quello che succede in fase di stampa dove, di solito, le stampanti hanno spazi colore con gamut più piccolo di quello di editing).

Potreste avere degrado anche nella conversione tra spazi di colore con gamma diverso. In questo caso è come applicare una curva. Se fate una conversione da un gamma lineare ad un gamma 1,8 perdete svariati livelli. La differenza è ancora maggiore se lavorate a 8 bit.

 

 

Conclusione

 

La bellezza di lavorare in raw con un apposito programma è che tutte le modifiche vengono applicate in un'unica volta, riducendo al minimo possibile le perdite per editing. Se convertissimo il file raw in jpg e poi effettuassimo le lavorazioni una alla volta, avremmo delle perdite di qualità del file ad ogni passaggio.

 


©2009 Aristide Torrelli