Aristide Torrelli, fotografo fine art
Il mondo attraverso i miei obiettivi: luce, tecnica e visione

La fotografia di paesaggio è finita?



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Un lettore di lunga data mi ha recentemente scritto su come si era bloccato quando si trattava di fotografare paesaggi. In parte era dovute a restrizioni su dove poteva andare nelle sue escursioni. In molti parchi è vietato uscire dalle piste battute per evitare danni all’ecosistema, ma gran parte della sua reazione era dovuta alla sensazione di "aver visto tutto". Abbiamo tutti raggiunto dei limiti facendo qualcosa abbastanza a lungo. Conoscete la sensazione, sono anni che vi applicate su una cosa e non migliorate più, pensate di aver raggiunto il massimo possibile. La domanda da farsi è se sia un vertice o un altopiano.
Perché? Perché dopo un vertice non c’è nulla di più alto, dopo un altopiano invece si può continuare a crescere.
Troppe persone pensano di aver raggiunto un vertice e si deprimono, pensano che non ci sia più nulla da fare, iniziano a dire che la fotografia di paesaggio è finita.
Ne siamo sicuri? Esaminiamo questa affermazione.
Un luogo popolare dove le persone amano scattare foto di paesaggi come la Monument Valley, la riserva tribale dei Navajo, riceve centinaia di migliaia di visitatori all'anno. Praticamente tutti hanno le fotocamere, siano esse reflex, mirrorless o, al limite, uno smartphone. È incredibilmente difficile fare uno scatto nella Monument Valley che non si sia già visto. Non ci credete? Fate una ricerca per “Monument Valley” su Google o un altro motore di ricerca e fate clic su Immagini anziché su Tutti. Otterrete un risultato tipo questo, una lunghissima serie di immagini che non finisce (praticamente) mai:


Ricerca Monument Valley

Ho scelto un luogo molto noto ma la stessa cosa vale praticamente per qualsiasi luogo in cui potete fotografare. Avanti, provate. Scegliete un luogo che vi piacerebbe fotografare, digitate il suo nome in un motore di ricerca Web e passate alla scheda Immagini. Probabilmente vedrete più immagini di quante ve ne aspettereste. Nelle grandi città potete scegliere praticamente qualsiasi punto di riferimento o edificio e ottenere la stessa cosa: risultati quasi infiniti. Nel frattempo, i fotografi paesaggisti più evoluti utilizzano strumenti di analisi della posizione, tipo The Photographer’s Ephemeris, dove potete porre il vostro treppiede virtuale in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi momento nel presente o nel futuro per vedere cosa fanno il sole e la luna e, in quei giorni, vedere anche la vista topografica e il meteo. La ricerca di immagini sul Web e lo strumento di pianificazione della posizione, insieme, dovrebbe permettervi di preconcepire virtualmente qualsiasi foto di paesaggio che la maggior parte delle persone potrebbe mai scattare.
Ma quella foto probabilmente è già stata fatta.
Non mi credete?
Bene, ecco le prime righe di una ricerca per “Ansel Adams rocks Monument Valley” (in inglese perché ci sono più immagini scattate da anglofoni e così abbiamo più risultati):

Ricerca Ansel Adams rocks Monument Valley

Sono tre termini di ricerca insieme: oggetto prominente (Ansel Adams rocks), posizione del treppiede (Monument Valley). Se volete aggiungete pure la parola "storm" (tempesta, temporale, uragano …) come situazione meteorologica. Otterrete comunque sempre tantissime immagini.
Questo problema del "già fatto" esiste da sempre, solo che oggi, con il web, ce ne rendiamo conto immediatamente.
L’obiettivo è cercare di produrre qualcosa che si distingua dalla massa ed è qui che iniziamo a ottenere la risposta alla domanda del titolo.
No, la fotografia paesaggistica non è finita, ma sta diventando sempre più difficile fare qualcosa che si distingua esclusivamente in termini di tecnica o luogo. Panorama, HDR, infrarossi e tutta una serie di altre tecniche fotografiche specializzate sono tutti tentativi di emergere.
Ci sono professionisti che lavorano solo con attrezzatura medio formato e fanno stampe di due metri di lato. Le loro immagini però differiscono dalle altre solo per la precisione e l’artigianalità, non per il contenuto.
Oppure ci sono quelli che tentano di emergere con l'astrofotografia di paesaggi o con i paesaggi ripresi da droni.
Non mi credete? Ecco le prime due righe della ricerca di immagini per “Monument Valley night”:

Ricerca Monument Valley night

Sì, qualcuno è stato lì, lo ha fatto, l’ho fatto anch’io.
Quindi, esattamente, come vi distinguete?
Nello stesso modo in cui molti fanno nella vita reale: diventate dei narratori!
Ci crediate o no, ogni fotografia che fate racconta allo spettatore una storia. Quello che non vuoi che racconti è qualcosa come "Sono pigro e ho scattato dalla mia automobile" o "Ho fatto la stessa cosa di tanti altri”.
Un’idea che vi propongo è di dare un nome alle fotografie (prima di scattarle, non dopo!). E non solo dando nomi propri (Monument Valley) ma frasi con aggettivi e modificatori.
Dato che sto usando Monument Valley come esempio, ecco la mia fotografia di Totem Pole e Yei Bi Chei, due formazioni di arenarie vicine tra loro. Io chiamo questa immagine “Totem Pole e Yei Bi Chei puntano alle nuvole”.
Potreste aver notato che una parola, un verbo, ("puntano") detta l'intera composizione e racconta la storia di queste formazioni rocciose che puntano le nuvole, quasi a volerle raggiungere.
Vi lascio con alcune riflessioni sui paesaggi. Siete un fotografo “nome nome” come lo era spesso Ansel Adams (“Moon and Half Dome” è un esempio)?
O volete raccontare una storia agli spettatori della vostra immagine (frase con verbo, aggettivi e modificatori)?
Io voglio di essere quest’ultimo, un comunicatore.
Siatelo anche voi.

Totem Pole e Yei Bi Chei puntano alle nuvole

In un suo libro ho letto che Galen Rowell parlava delle "emozioni" di una fotografia. Voleva catturare il sentimento che provava quando era in qualche posto interessanti. Le storie sono il nostro modo di raccontare agli altri cosa fosse quell'emozione. Le storie sono lo strumento più potente che l'umanità abbia inventato.
La parte difficile è questa: dovete raccontare voi la storia, non è lo spettatore che deve cercare di capire.
Quindi identificate la storia che volete raccontare e, nell’immagine, catturate solo quella storia. Iniziate con storie semplici, poi fatele diventare più complesse. Sono sicuro che troverete di nuovo la fotografia di paesaggio stimolante e divertente. La fotografia di paesaggio non è finita.




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