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Obiettivi macro

 


 

Che cos’è un obiettivo macro? Per i costruttori, qualunque cosa su cui si possa scrivere “macro”, tipo zoom che raggiungono a malapena degli ingrandimenti di 0,25x (1/4 della grandezza naturale). Per noi fotografi è tutta un’altra cosa. Un obiettivo macro è otticamente corretto per dare un’immagine perfettamente piana, minima distorsione ed elevata nitidezza alla distanza minima di ripresa, distanza che deve permettere un ingrandimento di almeno 0,5x (metà della grandezza naturale), meglio se 1x (grandezza naturale).

Un obiettivo mette a fuoco mediante allungamento e distanziamento dei gruppi ottici che lo compongono. Se lo allunghiamo a sufficienza, possiamo arrivare a 1x, andando però incontro a qualche problema: più allunghiamo l’obiettivo allontanandolo dal sensore/pellicola, più aumentano le aberrazioni ottiche. E questo vale anche se si utilizzano dei tubi di prolunga, contrariamente a quel che si crede.

Come fare, allora, per avere un obiettivo che si comporti bene sia quando è focheggiato all’infinito che alle brevi distanze? Si usano elementi ottici flottanti. Quando mettete a fuoco, gli elementi ottici dell’obiettivo si muovono in relazione gli uni agli altri per compensare le aberrazioni alle differenti distanze di messa a fuoco. Questo comportamento modifica la lunghezza focale dell’ottica ma non è un problema in questo caso. Permette, però, di ottimizzare l’ottica per distanze di messa fuoco brevi ed elevate. Ovviamente, essendo un progetto più complesso, i suoi costi sono più elevati. Guardiamo nella figura gli schemi ottici del Canon EF 50/1,8 II (100€) e del Canon EF 50/2.5 macro (300€). Il primo ha sei lenti, il secondo nove.

 

 

 

E’ una affermazione assolutamente corretta quella di dire che gli obiettivi macro sono molto corretti e forniscono immagini di estrema nitidezza. La cosa vale anche per i macro universali (Tamron, Sigma, Tokina…).

L’ingrandimento si può indicare in tre diversi modi equivalenti: descrizione (es: grandezza naturale), ingrandimento (es: 1x), rapporto (1:1).

Le ottiche macro si raggruppano intorno a tre focali tipiche:

Ogni focale ha i suoi vantaggi e svantaggi. Incrementare la focale significa poter allontanarsi dal soggetto, potendo lavorare a distanza maggiore. Avere a disposizione una distanza di lavoro maggiore significa che è più facile illuminare il soggetto (la fotocamera è meno d’intralcio) e rende più facile lavorare con soggetti vivi come le farfalle. Tuttavia focali lunghe significano obiettivi più grandi, più pesanti e più costosi.

Tenete presente che un obiettivo macro può fungere anche da obiettivo da ripresa a distanze non ravvicinate. Quindi un 50 mm è un “normale” (medio tele da ritratto su APS-C), un 100 mm è un medio tele e così via.

 

 

La profondità di campo (PdC) di un obiettivo macro

 

La profondità di campo dipende dall’ingrandimento e dal diaframma. Perciò, a 1x ed f/8, un 50 mm ed un 180 mm hanno la stessa profondità di campo. E’ ovvio che un 50mm ed un 180mm raggiungeranno il rapporto d’ingrandimento 1:1 a distanze dal soggetto diverse.

La PdC decresce rapidamente con l’ingrandimento e si estende simmetricamente (a differenza di quanto avviene nelle riprese non ravvicinate) avanti e dietro il piano di messa a fuoco. Alcuni esempi di PdC calcolata per ingrandimenti e diaframmi diversi:

 

Ingrandimento

Diaframma

PdC

5x

f/16 +/- 0,075 mm
1x f/2,8 +/- 0,1 mm
1x f/8 +/- 0,3 mm

1x

f/16 +/- 0,6 mm
0,5x f/2,8 +/- 0,3 mm
0,5x f/8 +/- 0,9 mm
0,5x

f/16

+/- 1,8 mm

 

 

 

La messa a fuoco in macrofotografia

 

La PdC è estremamente limitata perciò è una buona idea quella di mettere a fuoco in manuale così da avere il fuoco esattamente dove volete. La messa a fuoco si effettua muovendo la fotocamera avanti e indietro e non ruotando l’anello di messa a fuoco dell’ottica. E’ anche buona norma usare un treppiede per evitare il mosso e sfocature involontarie (ricordate che la PdC è minima). Un binario può essere d’aiuto nell’operazione di messa a fuoco e di spostamento micrometrico, certamente più comoda con un binario che non con un treppiede!

 

 

Obiettivi macro Canon

 

A tutt’oggi Canon produce cinque obiettivi per la macrofotografia:

Anche altri fornitori hanno un catalogo simile, io guardo Canon perché utilizzo questo sistema ma le considerazioni sono valide comunque.

Noi esamineremo i primi tre. Il 60 mm ed il 100 mm sono presenti nel mio corredo e quindi ne parlo con cognizione di causa e avendoli usati (non troppo in realtà, devo ammettere).

 

 

EF 50mm f2.5 Macro

EF-S 60mm f2.8 Macro USM

EF 100mm f2.8 Macro USM

MP-E 65/2.8

 

 

 

EF 50mm f2.5 Macro

 

Quest’ottica focheggia dall’infinito a metà grandezza naturale (copre un’area 48 x 72 mm su una full frame, 30 x 44 mm su una APS-C). Per arrivare a 1x si deve utilizzare il convertitore apposito, che è una combinazione di un tubo di prolunga ed un gruppo ottico. In pratica converte l’ottica in un 70 mm che ingrandisce a 1x.

 

 

EF-S 60mm f2.8 Macro USM

 

Il EF-S 60mm f/2,8 Macro USM è progettato per essere usato solo su reflex APS-C e raggiunge un ingrandimento di 1:1 (copre un’area di 15 x 22 mm). Ha un sistema di messa a fuoco interno in cui il primo gruppo di lenti è fisso ed il secondo, terzo e quarto si muovono in maniera indipendente mediante un sistema di camme, creando un sistema flottante a tre gruppi. La distanza di lavoro (distanza dalla lente frontale al soggetto) è di 9 cm a 1x e la lunghezza dell’ottica rimane costante.

 

 

EF 100mm f2.8 Macro USM

 

Il EF 100 mm f/2,8 macro USM arriva al rapporto d’ingrandimento 1:1, ha un motore USM e permette la modifica manuale della messa a fuoco con autofocus inserito. Utilizza un sistema di messa a fuoco interna a tre gruppi di lenti che permette di correggere le aberrazioni e mantenere costante la lunghezza dell'ottica. Inoltre la lente frontale non ruota durante la messa a fuoco, permettendo un utilizzo comodo di filtri o flash anulari.

 

 

Obiettivi macro di costruttori indipendenti

 

Gli obiettivi di Tokina, Sigma e Tamron sono molto validi e più economici degli originali Canon (o Nikon). Io ho utilizzato un Sigma 105 mm f/2,8 e posso testimoniare sulla sua qualità ottica. L’ho sostituito con il Canon 100 mm perché l’autofocus di quest’ultimo è nettamente più veloce. Il Sigma 50 mm f/2,8 raggiunge il rapporto d’ingrandimento di 1x mentre il Canon 50 mm f/2,5 si ferma a 0,5. Arriva a 1x con un anello di prolunga che fa lievitare considerevolmente il costo.

 

 

Tokina

Tamron

Sigma

 

Quale obiettivo macro?

 

Se avete una reflex APS-C (20D/30D/40D/50D) vi consiglio il EF-S 60/2.8 USM. Si comporta come un 96 mm su 24x36, vi permette di lavorare a distanza accettabile ed è molto nitido. Inoltre arriva ad 1x e si può utilizzare anche come ottica da ritratto. Pesa ed ingombra la metà rispetto al 100 mm f/2,8.

Se avete una reflex full frame (1Ds/5D) vi consiglio il EF 100/2.8 macro USM. Buona distanza di lavoro, ottima nitidezza, ingrandimento 1x e possibilità di utilizzo come ottica da ritratti..

L’MP-E 65/2.8 e il EF 180/3.5L sono sicuramente molto buoni (vedi recensioni e prove on line) ma sono costosi e molto specialistici. Insomma, se proprio non ne avete la necessità…

Il 50/2.5 macro arriva solo a 0,5x senza l’anello di prolunga che ne raddoppia il costo.e lo rende, secondo me, antieconomico.

Tutto questo vale se fotografate soggetti inanimati. In caso di soggetti vivi (insetti, ad esempio) è preferibile utilizzare focali più lunghe come ad esempio un 180 mm. Considerate poi che quello che conta veramente non è la distanza di messa a fuoco (che si calcola rispetto al piano del sensore) ma la distanza dalla lente frontale, che è inferiore e quindi spinge verso focali maggiori. Tony Sweet, ad esempio, utilizza un 300 mm con tubi di prolunga.

 

 

E senza obiettivo macro?

 

Se avete un budget limitato e volete fare della macrofotografia, oppure volete provare senza investire troppo, potete utilizzare un tubo di estensione o delle lenti addizionali a due elementi. Le lenti addizionali si avvitano sulla filettatura porta filtri dell’ottica e quelle a due elementi ottici hanno una qualità superiore a quelle a singolo elemento. Certo, la qualità non sarà quella di un obiettivo macro dedicato, specialmente ai bordi, ma il risultato sarà comunque molto buono.

Canon propone lenti addizionali a doppio elemento come la 250D e la 500D. Il nome da la massima distanza di lavoro in mm quando l’obiettivo su cui vengono montate è focheggiato all’infinito. Ricordo che la distanza di lavoro è la distanza tra la lente frontale ed il soggetto, mentre la distanza di messa a fuoco è la distanza tra il piano focale e il soggetto. Quindi una lente 250D è più forte di una 500D. Le lenti addizionali non producono perdita di luminosità, a differenza di un tubo di prolunga. Inoltre offrono un ingrandimento maggiore e ottima qualità d’immagine, specie se usate ai diaframmi migliori dell’ottica utilizzata.

Anche Nikon produce ottime lenti addizionali come la 6T.

Sui tubi di prolunga non mi pronuncio, non avendoli mai usati. Anche loro hanno vantaggi e svantaggi e in rete potrete leggere tanto.

 


©2009 Aristide Torrelli