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Panasonic Lumix DMC-G1

 


 

Una delle “necessità” di un fotografo è quella di avere una fotocamera da poter portare sempre dietro. Di solito si usa una compatta, magari di fascia alta ma il problema è sempre lo stesso, quello del sensore troppo piccolo. In condizioni di illuminazione normale, anche un sensore di una G10 va bene (almeno fino al 30x40). Però noi fotografi vogliamo di più come qualità.

Fino a ieri le uniche fotocamere che venivano incontro a tale esigenza erano la Sigma DP1 e la Sony R1, con sensori del formato APS-C.

Da qualche mese (Novembre 2008 negli USA, primi mesi del 2009 da noi) a questa parte abbiamo anche la Lumix G1, con sensore in formato micro quattro terzi (MQT).

 

La Lumix G1

 

Chiariamo subito una cosa: micro non è riferito alle dimensioni del sensore, che è quello classico del sistema Quattro Terzi (QT), con diagonale pari alla metà di quella del sensore full frame (e quindi superficie pari ad un quarto). Micro si riferisce alle dimensioni del corpo macchina e delle ottiche che sono veramente ridotte, grazie all’eliminazione dello specchio reflex e del pentaprisma. Al loro posto c’è un mirino elettronico. Inoltre, la mancanza dello specchio, permette di avvicinare il retro delle ottiche al piano focale e questo significa poter fare obiettivi più piccoli e non utilizzare schemi retro focus per i grandangolari, schemi che sono ingombranti. Il sistema MQT può utilizzare le ottiche del sistema QT mediante un adattatore, perdendo in alcuni casi l’autofocus. Vista le premessa delle piccole dimensioni, non mi sembra una opzione di grande utilità perché queste ottiche sono molto più grandi. A meno, ovviamente, di avere già un sistema QT.

La qualità d’immagine ottenibile è elevata, molto elevata. Il sensore e le ottiche esistenti ad oggi formano una buonissima combinazione che permette di ottenere immagini con tonalità delicate, elevato livello di dettaglio e ottimo contrasto. Se rimaniamo sotto gli 800 ISO l’unico limite alle dimensioni di stampa sono i 12 megapixel. Per questo motivo, per la qualità d’immagine, e perché penso di aver trovato l’ottimo per una fotocamera da portarsi sempre dietro, voglio condividere con voi le mie impressioni e le mie esperienze sul campo con la G1.

 

Dimensioni e peso

La G1 è veramente piccolo e leggera. Pensate che pesa 20 grammi in meno della mia Canon G7, una compatta! Le dimensioni sono, secondo me, giuste. Pur potendo fare le fotocamere piccole a piacere, il limite è quello della grandezza delle mani e la necessità di incorporare un display LCD e dei controlli nella parte posteriore. La G1 è delle dimensioni ideali per delle mani medie. Per le mie che sono grandi è un po’ stretta ma comunque ben utilizzabile. Potrebbe essere scarsamente maneggevole se indossate dei guanti pesanti.

La G1 con il 45-200. Piccola, vero?

 

Estetica

La prima impressione della G1 è che sia piccola ed elegante. La superficie è piacevole al tatto e si maneggia con disinvoltura. Ha la forma di una reflex tradizionale, anche se non ha lo specchio ed il pentaprisma. Molto probabilmente l’hanno fatto per non sconvolgere troppo i fotografi abituati a delle forme classiche. Anche se poi hanno presentato la G1 in tre colori, nero, rosso e blu! Non fatevi fuorviare dalle colorazioni: parliamo di un’ottima macchina. A proposito, io l’ho presa rossa.

La G1 ha una disposizione dei comandi abbastanza classica con il selettore principale dei modi sulla destra. Intorno ad esso ci sono due interruttori. Uno è quello di accensione, l’altro permette di scegliere tra scatto singolo, continuo, bracketing (senza entrare nei menu, eccellente) ed autoscatto. L’accensione è segnalata da un led verde. Il pulsante di scatto è posizionato in avanti ed è comodo e vicino ad esso c’è la ruota per le compensazioni di esposizione ed altro.

Il selettore principale non è difficile da spostare, anche accidentalmente e questo può rappresentare un problema. Dategli un’occhiata quando tirate fuori la G1 da una borsa prima di scattare.

Altra cosa a cui prestare attenzione è la ruota per le compensazioni. La G1 ha una sola ruota, posizionata anteriormente, che serve a modificare i valori di tempo e/o diaframma a seconda della modalità di scatto impostata. Se però premete tale ruota, il suo uso cambia e diventa una ruota per la compensazione dell’esposizione. Il fatto è evidenziato nel mirino che mostra in giallo la scala della compensazione. Il sistema è molto intelligente e fa risparmiare la ruota sul dorso. La cosa negativa è che è facile premere la ruota accidentalmente e cambiare così il suo funzionamento senza rendersene conto.

Mi piace meno il My Menu. Purtroppo mostra solo le ultime opzioni scelte e non permette di costruirsi un menu con le voci desiderate. Vengono semplicemente inserite quelle più utilizzate.

C’è anche un bottone etichettato Film Mode. In questo modo si può accedere a simulazioni di pellicole analogamente ai Picture Style di Canon. Si tratta di configurazioni diverse di contrasto, luminosità, sharpening ed altro. Io, che scatto in raw, non ne faccio uso. La cosa simpatica è stata però la reazione di mio figlio, 10 anni, che è diventato il principale utilizzatore della G1 per le piccole dimensioni: “Papà, che cos’è il film?”. E già, perché lui è un figlio dell’era digitale e non sa cosa sia la pellicola. E’ stato divertente spiegarglielo e vedere la sua faccia quando gli ho spiegato le fasi di sviluppo e stampa in camera oscura. Non voleva crederci, allora gli ho fatto vedere la tank e l’ingranditore che ancora conservo in cantina.

Sulla parte superiore a sinistra c’è un altro selettore per la modalità di messa a fuoco. Ha tre posizioni: scatto singolo, continuo e messa a fuoco manuale. La messa a fuoco manuale si può anche effettuare ruotando la ghiera di messa a fuoco sull’obiettivo durante l’autofocus. In fase di messa a fuoco manuale l’immagine nel display viene ingrandita per facilitare la messa a fuoco. Ottimo sistema.

C’è un flash a scomparsa messo nel solito posto con aperture manuale. C’è anche una slitta a contatto caldo per flash dedicati.

Batteria e scheda SD si trovano rispettivamente sul fondello e da un lato, quello destro. Sul lato sinistro ci sono, protette da un coperchio, le connessioni esterne.

Sul retro c’è il display LCD da 3” e  460.000 pixel, molto ben definito, insieme al solito nutrito gruppo di controlli per rivedere le foto, impostare i menu ed altro.

 

Il mirino elettronico

E’ uno dei punti più discussi e controversi. I mirini elettronici esistono da molto tempo e sono usati principalmente nelle telecamere. Di solito non sono mai stati di qualità eccelsa e comunque sempre inferiori ad un buon mirino reflex. Qualche anno fa la Minolta Dimage A1 e poi la A2 furono dotate di un mirino elettronico da 920.000 pixel, a risoluzione VGA (640x480 punti) di buona qualità e la G1 sfoggia un mirino da 1.440.000 pixel (800x600 punti) veramente eccellente. E’ quanto di meglio oggi disponibile ma non ancora all’altezza di un mirino reflex. Ha però i suoi vantaggi, come, ad esempio, la possibilità di avere l’istogramma sull’immagine in corso di ripresa, in una qualsiasi posizione a vostra scelta.

Il mirino può essere attivato avvicinando l’occhio ed in questo modo si spegne il display esterno. La sensibilità dei sensori è però troppo alta e se state riprendendo con la G1 ad altezza vita, può capitare che si spenga il display e si accenda il mirino. Ovviamente basta allontanare un po’ la fotocamera ed il display si riaccende ma è fastidioso. L’unica cosa che si può fare è di disattivare tali sensori e passare da mirino a display LCD utilizzando un apposito pulsante.

  

Il display LCD

Il display posteriore è grande, luminoso e ben definito con i suoi 460.000 punti. La cosa più importante, però, è che è snodato. Ad oggi, solo alcuni modelli di Olympus, Sony e Nikon offrono la medesima funzionalità. Averlo a disposizione è un aiuto incredibile per fotografare da sopra la testa o dal livello del terreno. Magari tutte le fotocamere lo avessero!

 

Controllo della profondità di campo

C’è anche il controllo della PdC e funziona anche bene. Esiste pure un modo per vedere l’effetto del tempo di otturatore sul movimento. D’altronde, con un mirino elettronico si può fare questo ed altro.

 

Obiettivi

Insieme alla G1 ho due ottiche, il Panasonic 14-45mm f/3.5-5.6 con stabilizzatore ottico e il 45-200mm f/4-5.6, sempre stabilizzato. Dopo un migliaio di scatti posso dire che le ottiche sono molto compatte, contrastate e con risoluzione elevata, veramente due belle ottiche. La prima copre lo stesso angolo di campo di un 28-90 su full frame, la seconda quello di un 90-400!

E il 45-200 è veramente piccolo. Guardatelo fianco a fianco con il 100-400 Canon. Non credo che ci possa essere di meglio per la street photography, come dimensioni e qualità.


  

Il 45-200 Panasonic ed il 100-400 Canon con i rispettivi paraluce

 

 

Panasonic ha annunciato (e sono usciti) tre nuovi obiettivi per il 2009:

Ricordate che per avere l’equivalente focale full frame dovete moltiplicare per due. Quindi le ottiche sono un 28-140 mm, un 14-28 mm ed un 40 mm. A proposito, OIS significa Optical Image Stabilizer, stabilizzatore ottico dell’immagine.

 

Autofocus

La G1 ha un autofocus a rilevazione del contrasto invece che a contrasto di fase come sulle reflex. Il sistema è intrinsecamente più lento ma, nel caso della G1, non è motivo di preoccupazione. L’autofocus è pronto, veloce e preciso. La G1 offre varie modalità di messa a fuoco, da quella a singolo punto a quella a 23 punti con selezione automatica, fino ad arrivare alla modalità di inseguimento del soggetto e al riconoscimento dei volti. Insomma, c’è tutto e funziona bene.

Molto raramente mi è capitato che la fotocamera tentasse di mettere a fuoco nella direzione scorretta. Tuttavia si riprendeva subito e tornava a cercare il punto di messa a fuoco nella direzione giusta.

 

Velocità di ripresa

Panasonic dichiara 3 foto al secondo. Francamente, per il mio tipo di fotografia, non ho verificato la veridicità di tale affermazione. Tuttavia non vedo la G1 come macchina per eventi sportivi o caccia fotografica quindi non è un problema. Oltretutto, dopo lo scatto singolo, l’immagine ripresa viene visualizzata per due secondi nel mirino, come fosse il display LCD di una compatta, rallentando il lavoro.

 

Stabilizzazione

Panasonic usa lo stabilizzatore nell’ottica ed è estremamente efficace, a livello dello stabilizzatore Canon presente in varie ottiche in mio possesso. Si possano guadagnare due o tre f/stop rispetto al non utilizzarlo.

 

Pulizia del sensore

Il sensore si mantiene pulito mediante vibrazioni ultrasoniche attivate ad ogni accensione (o manualmente). Ad oggi non ho rilevato evidenza di polvere sul sensore nelle immagini, a parte una. Tra l’altro la macchia era sparita dopo alcune immagini (nuova accensione della G1) a dimostrazione dell’efficacia di tale sistema. Questo è importante perché quando cambiate l’ottica il sensore è completamente esposto.

 

Sviluppo del raw

La G1 usa Silkypix come software per trattare i file raw. Pur a fronte di una buonissima qualità del file sviluppato (l’ho provato anche con altre macchine negli ultimi anni, era in distribuzione gratuita fino al 15 dicembre 2008), la sua interfaccia utente è quantomeno scomoda specie se siete abituati a Lightroom. Insomma, ne sconsiglio l’utilizzo anche perché Lightroom e Camera Raw supportano la Lumix G1. La cosa migliore sarebbe utilizzare un formato di negativo digitale come il DNG proposto da Adobe e poi lasciare all’utilizzatore la scelta del software di sviluppo.

 

Otturatore

Immaginate la mia sorpresa quando ho sentito il rumore dell’otturatore. Poiché per poter avere il live view il sensore è scoperto come quello delle compatte (attenzione alla polvere durante i cambi di ottica), avevo dato per scontato l’utilizzo di un otturatore elettronico (il sensore viene spento, poi viene alimentato per il tempo occorrente allo scatto e poi viene rispento e letto. Quindi lo si riaccende per tornare alla visione normale) invece di uno meccanico. Mi ero, ovviamente, sbagliato.

Peccato, però. Senza un otturatore meccanico avremmo avuto una fotocamera silenziosissima. Comunque il rumore dello scatto è molto basso.

 

Qualità d’immagine

Questo è il mio primo test (e forse l’ultimo) di una fotocamera. Non ho un laboratorio e, oltretutto, non credo ai test ottenuti in condizioni controllate. Secondo me una fotocamera la si prova con l’utilizzo quotidiano, con scatti e stampe reali. E’ solo così che si vedono cose che in laboratorio passano inosservate perché anche il maneggiare una fotocamera è importante. Ho provato la G1 durante una vacanza in Sardegna e posso ribadire che la qualità d’immagine è ottima. Vediamo come va a vari ISO.

 

ISO 100-800

A queste basse sensibilità la G1 fornisce dei file puliti, con ampia gamma dinamica e ottimo livello di dettaglio. I file necessitano di un po’ più sharpening rispetto ai raw Canon ma forniscono delle immagini veramente ottime. Avvicinandosi agli 800 ISO c’è un graduale deterioramento dei dettagli fini, difficile da notare in stampe 30x40.

 

ISO 1250

E’ il limite in cui il rumore diventa visibile sulle stampe 30x40. Diventa necessario applicare una riduzione del rumore di luminanza in Lightroom.

 

ISO 1600

A 1600 ISO abbiamo sia rumore di luminanza che di crominanza. Nasce la necessità di ridurlo con strumenti sofisticati come Imagenomics Noiseware.

Ritengo questo comportamento tipico delle MQT e delle QT e normale nella fotografia digitale di oggi se andiamo a considerare la dimensione dei sensori.  Guardate questa tabella dove ho ordinati i sensori in base alla loro superficie rispetto a quella del full frame che indico in 100%:

 

 

Area del sensore (rispetto al 24x36 mm)

Full frame (24x36 mm)

100%

Canon 1.3x

63%

Leica M8

57%

Nikon DX 1,5x

43%

Canon 1,6x

38%

QT/MQT

25%

 

Sì, avete letto bene, il DX è meno della metà del sensore full frame e il QT (o il MQT) è un quarto! Questo significa che la luce che viene catturata dal sensore è la metà nel primo caso e un quarto nel secondo rispetto ad un sensore a pieno fotogramma. Quindi i risultati a 800 ISO per il MQT sono analoghi a quelli di una APS-C a 1600 ISO e a quelli a 3200 ISO di una full frame.

Il mio consiglio è di non superare mai gli 800 ISO (potete impostarli anche con una comoda funzione Auto ISO) e lasciare le sensibilità più alte a situazioni di emergenza.

 

Purple fringing

Dopo un migliaio di immagini posso affermare che non ho ancora trovato del purple fringing. Il merito tuttavia sembra essere del processore d’immagine. Sembra esserci un’elaborazione del file raw da parte della fotocamera e/o del software di sviluppo, che corregge l’aberrazione cromatica e la distorsione.

 

Confronto delle dimensioni

Le dimensioni contano ma non sempre più grande è più bello. La G1 è molto attraente così piccolina.

 

 

Confronto tra G1 e 5D con i rispettivi obiettivi standard, il 24-105 per Canon e il 14-45 per Panasonic

 

 

Qui, sulla G1, abbiamo montato il 45-200

 

 

 

Conclusioni

La G1 è una fotocamera interessante. E’ piccola, leggera ed ha un’alta qualità d’immagine. La G1 e le due ottiche esaminate dovrebbero far parte del kit da viaggio di ognuno di noi, quando una reflex è troppo pesante o ingombrante ed una compatta non ci da abbastanza flessibilità (focale lunga o ISO elevati).


©2009 Aristide Torrelli