Parlare di genere, soggetto e stile significa entrare in un mondo metafisico, un aspetto istintivo e non sempre ragionato del nostro modo di rappresentare il mondo.
Proviamo a dare alcune definizioni:
Il soggetto è quello che fotografi;
Lo stile è come lo fotografi.
Il genere definisce il modo in cui guardi al tuo soggetto dalla prospettiva del movimento artistico che abbracci.
Chiariamo un po’ meglio quest’ultimo punto con un esempio, il Gruppo f/64 (Adams, Weston…)
Il loro lavoro si caratterizzava per:
Assenza di manipolazione;
Attenta rendizione di tonalità delicate ed immagini molto dettagliate;
Estrema profondità di campo;
Rifiuto di utilizzare filtri soft o obiettivi soft, carta pesantemente testurizzate e processi di stampa o ritocco che portassero all’alterazione complessiva dell’immagine fotografica.
Un genere, quindi, è indipendente dal soggetto. E’ definito da un approccio, da una metodologia.
Possiamo fotografare molti oggetti nello stesso stile, ma una cosa è importante:
sviluppare uno stile personale non significa copiare quello di qualcun altro. Come avrebbe detto Ernst Haas, sviluppare uno stile personale significa trovare chi sei e rendere il tuo lavoro un’estensione della tua personalità, un ritratto di te stesso.
“Lo stile non ha formule, ma ha una chiave segreta. E’ l’estensione della tua personalità” – Ernst Haas.
Perciò il nostro lavoro di ricerca, del genere a cui pensiamo di appartenere e soprattutto del nostro stile personale è un lavoro continuo e libero. Nell’arte non c’è un dovere. Dobbiamo imparare a vedere di più pensando di meno. Pensare non è la stessa cosa di vedere.
E avere una visione significa vedere le cose invisibili ai più.
Golden Gate Bridge, San Francisco
Parliamo allora del mio stile personale. Lo faremo mediante enunciazione di una serie di punti che ben definiscono la mia personalità fotografica.
Non mi interessa fare foto che assomigliano a quelle fatte da altri fotografi anche se non disdegno di farlo, vuoi per esercitarmi vuoi per piacere;
Credo che usare una reflex digitale full frame su treppiede mi dia la massima qualità possibile per le mie necessità ed un aumentato stato di creatività e riflessione sulla scena che voglio fotografare;
Mi piace usare il formato 24x36 mm per la sua maneggevolezza e comodità;
Credo che ogni tipo di macchina fotografica abbia vantaggi e svantaggi;
Uso solo il digitale;
Catturare emozioni viene prima di catturare fatti;
Mi piace usare una reflex digitale per la possibilità di vedere l’istogramma della scena;
Mi piace aspettare in loco finché la luce non è al suo momento migliore;
Mi piace passare del tempo in un luogo naturale bello, senza fotografare. Ci sono modi diversi di fare l’esperienza di un posto e la fotografia è solo uno di questi;
Non mi stanco di ritornare nello stesso posto anno dopo anno;
Mi pongo l’obiettivo di creare nuove immagini, che non ho mai creato prima, ogni volta che torno in un posto che ho già visitato;
Raccolgo quello che la natura mi offre durante l’anno, le stagioni, i luoghi;
Credo che non esiste una brutta luce o un brutto soggetto, solo opportunità differenti e più o meno sfidanti;
Credo che circostanze non programmate offrano spesso opportunità non programmate;
Lavoro per creare stampe fine art a forti ingrandimenti;
Ritengo di non sapere cosa ho fotografato finché non l’ho stampato, preferibilmente a forti ingrandimenti;
Attualmente preferisco il colore al bianco/nero;
Amo i miglioramenti che la tecnologia digitale ci porta, amo i miglioramenti in tutti gli ambiti che si rivolgono alla mia creatività e al mio business;
Sebbene la fotografia di paesaggi naturali ed urbani sia il mio interesse principale, mi piace fotografare scene di strada e persone in situazioni naturali e non posate;
Prego di non dover mai fotografare un matrimonio;
Mi piacerebbe riprendere la natura con la maestria (in ripresa e stampa ) di Alain Briot;
Dire che questi punti fanno ben capire chi sono e cosa faccio o voglio fare.
E voi?
©2007 Aristide Torrelli