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DxO: scienza o isteria?


(DxOMark.com è il sito web messo in piedi dalla DxO, società produttrice di uno sviluppatore raw, per valutare sensori e sensori + lenti. Si trova qui.)

Qualche giorno fa, leggendo un articolo sulla Canon EOS 60D su una rivista online, mi sono trovato in mezzo ad una discussione molto animata da parte di Nikonisti che affermavano che la D7000 è superiore alla 60D perché “lo dice anche DxO”. L’articolo, invece, riportava una leggera superiorità di Canon.

Ora, io non ho né la 60D né la D7000 e nemmeno la Pentax K-5 che monta lo stesso sensore (Sony) della D7000. Non ho nemmeno la Sony che monta quel sensore e non voglio certamente parlare di superiorità di questo o quel modello o marca. Voglio puntare il dito su quell’affermazione “lo dice anche DxO”: siamo tornati a Pitagora ed all’ipse dixit (l’ha detto lui, citazione nel De natura deorum di Marco Tullio Cicerone), a significare che se lo ha detto lui è una verità punto e basta. E invece no! Non ho mai accettato le cose come dogma e non lo faccio neanche ora.

DxO ha messo in piedi un sistema per misurare la qualità del pixel di un sensore, svincolato il più possibile dall’elettronica e dal firmware (il software della fotocamera) della macchina. Questo inizialmente ha portato a tanti estimatori, poi, nel tempo, a tante defezioni, la più eclatante delle quali quella di Michael Reichmann di Luminous Landscape (trovate le motivazioni nell’articolo eyes-vs-numbers, occhi contro numeri. Fate click qui). La motivazione? I risultati di DxO non corrispondevano a quanto emergeva dall’uso della fotocamera. E ti credo!

Ma come si fa a voler misurare la qualità del pixel del sensore? Una fotocamera è un insieme di sensore, elettronica e software (e non solo) e non è pensabile e nemmeno possibile separarle, al punto tale che i risultati di DxO per la D7000 (80) e la K-5 (82) sono diversi, pur avendo lo stesso sensore! Per la cronaca, la 60D raccoglie un misero 66 come la 7D. La 40D aveva 64 e la 50D 63. Insomma, delle vere schifezze. E non va meglio con la 5D (71) o la 5D mark II (79).

Giacarta, interno di un tempio

Eppure ottengo delle immagini splendide (ho 50D, 5D e 5D mark II)! Ma non sarà perché la fotografia che esamino è il prodotto finale di un processo che parte dalla ripresa, passa per un’elaborazione e finisce in una stampa (sto sintetizzando)? Chissà quanti oggetti, elettronica e software uso. E gli inchiostri, la carta.

Proviamo a ragionare in un modo più “fotografico”. Io scatto regolarmente con fotocamere che hanno un indice da 63 a 79 sulla scala di DxOMark. Mi cambia qualcosa? Nulla. Per caso le foto fatte con la fotocamera che ha un punteggio di 63 sono peggiori di quelle fatte con la fotocamera che ha un punteggio di 79? Non credo proprio, non funziona così, nemmeno lontanamente. I punteggi di DxO non hanno alcun significato per me e non dovrebbero averne nemmeno per voi.

Nessuno, neanche DxO, è in grado di fornire un’argomentazione seria del modo in cui il loro singolo numero si applichi ai miei scatti.

La loro scala di numerazione è arbitraria al 100%, anche se si sono fatti in quattro, e hanno fatto un gran bel lavoro, per darle una di scientificità ed omogeneità di giudizio. Con gli stessi dati, pesandoli in modo diverso, potremmo costruire un’altra scala con risultati differenti, cioè con un cambiamento delle posizioni relative delle fotocamere. Peggio, alcuni dati considerati sono questionabili. Prendiamo il test della gamma dinamica. Definisce la gamma dinamica come il rapporto tra full well (quando il pixel è completamente pieno di fotoni, la saturazione) e quando invece ha un rapporto segnale/rumore = 1. Tutto questo con un unico scatto ad una immagine di test a scalini. Ma io non uso la fotocamera in questo modo, il mondo che fotografo non è a scalini. E poi non mi dice nulla sul tipo, sul “carattere” del rumore. Il rumore della 5D mark II è molto secco, asciutto, molto simile a quello della pellicola, diverso da quello della 5D, molto più elettronico e brutto (per me).

Allora? Non fraintendetemi, io dico sempre che bisogna conoscere la propria fotocamera ed ora sembra che stia dicendo il contrario. Non è così, dovete conoscere la vostra fotocamera ed il modo con cui produce le immagini, rende i colori, introduce il rumore e così via. In questo modo potete ottimizzare i vostri scatti. Il numero di DxO non mi permette di fare nulla di tutto questo, non mi da alcuna informazione utile. Alcune delle loro misure che portano a tale numero sono utili ma dovete comunque essere voi a capire che cosa stanno misurando e come questo possa aiutarvi nel quotidiano, nella vostra fotografia. C’è un ottimo articolo che approfondisce le misure di DxO su http://www.luminous-landscape.com/essays/dxomark_sensor_for_benchmarking_cameras.shtml.

E’ stato scritto da Peter van den Hamer, un fotografo con una formazione da fisico che ha lavorato per più di 20 anni nell’industria elettronica olandese. Ha un sito web in cui scrive di cose tecniche e mostra le sue immagini.

Conclusione

Lasciate perdere certi benchmark e fotografate, fotografate, fotografate. Nessun numero di DxO (o altri) potrà sostituire una bella immagine stampata e montata in passe partout e cornice. Mai.

 

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©2011 Aristide Torrelli