Le mie stampe sono troppo scure!
E già, i fotografi, anche dietro spinte di persone come
me, stanno prendendo seriamente il fatto di stampare le loro immagini. E
cominciano a lamentarsi che, a volte, vengono troppo scure.
Non voglio lanciarmi in
discussioni sui driver di stampa e sui profili di colore della stampante (potete
trovare qualcosa qui), ma
mettere in evidenza un fattore fondamentale: la colpa è del monitor!
Eh? Vi ho sentito, sapete?
State dicendo:”Come può essere colpa del monitor, è la stampa che è scura!”. E
tutti a cambiare profilo di colore, tipo di carta e altri parametri legati al
driver di stampa perché l’immagine, sul monitor, è perfetta.

Great Sand Dunes, USA 2010
Canon EOS 50D con EF 70-200 f/4 L IS USM
(106 mm, f/4.5, 1/200 sec, 100 ISO)
Però non tutti sanno che un
parametro fondamentale è la luminosità del monitor perché influenza il modo con
cui percepiamo il resto. Un valore comunemente accettato è 120 cd/m2.
In realtà sarebbe meglio 90 cd/m2 ma non c’è un’enorme differenza.
L’editing fotografico si fa al buio su un monitor non troppo luminoso. Se
provate a misurare la luminosità di un monitor,magari proprio del vostro,
potreste avere la sorpresa di scoprire che è molto più luminoso delle 120 cd/m2
(candele per metro quadro, vedi
qui la definizione). I monitor in vendita oggi (ma anche ieri, se per questo)
hanno luminosità di almeno 250 cd/m2. Troppo, più del doppio di un
valore consigliato che, oltretutto, per me è ancora alto. Però i produttori di
monitor lo fanno per incrementare le loro vendite, anno dopo anno. D’altronde,
se in un negozio c’è un monitor più luminoso degli altri, sarà il migliore, no?
E’ questo un modo di ragionare molto comune. Ma non è così. Se le vostre
immagini sembrano magnifiche e ben elaborate (luminosità, contrasto,
saturazione, colori …) su un monitor troppo luminoso, le vostre stampe saranno
scure. Non è un problema di profilo di colore, è un problema di luminosità e i
dispositivi di calibrazione meno costosi non possono misurare la luminanza (il
termine tecnico per luminosità). Perciò, colori corretti, luminosità scorretta.
A questo si aggiunge che
molti lavorano in Photoshop o Lightroom aperti su sfondi multicolori.
Non tentate di valutare le immagini avendo come
sfondo altre immagini. Non vi darebbe risultati accurati, nemmeno per il bianco
e nero perché i nostri occhi possono giocarci brutti scherzi. Osservate i
quattro quadrati viola e fate caso come il colore di sfondo ne influenzi la
luminosità (in realtà sono uguali, hanno tutti e quattro la stessa luminosità).
Queste differenze potrebbero, senza esserne consci, portare a decisioni
scorrette nell’elaborazione.

L’illuminazione del vostro posto di lavoro è
fondamentale quando effettuate degli aggiustamenti tonali a video. Se il vostro
computer è di fronte o vicino ad una finestra da cui entra molta luce, fareste
meglio ad abbassare le tapparelle e/o comprare una bella tenda scura. Molta luce
ambiente, infatti, può far sembrare più chiare e luminose le vostre immagini. Il
risultato? Stampe scure. Inoltre dovreste evitare variazioni di illuminazione
nel corso della vostra sessione di lavoro. La cosa migliore è spegnere le luci
della stanza e bloccare la luce che entra dalle finestre in modo da mantenere le
vostre valutazioni tonali consistenti giorno dopo giorno. Un buon ambiente di
lavoro elimina tanti problemi legati ad errate valutazioni dei colori e dei
toni.
Ma come fare per sapere se la propria area di lavoro
è ben illuminata? Forse dovrei dire illuminata in modo ideale perché, come
vedremo, di luce ce ne occorre molto poca. Inoltre, vi anticipo che è molto
difficile raggiungere gli standard previsti dalle norme internazionali. Ma,
poiché questo serve soprattutto ai professionisti che lavorano in ambiti di
laboratorio, per i nostri scopi saremo in grado di raggiungere risultati di un
certo livello.
Intanto,
utilizzate un tavolo grigio neutro o comunque con una riflettenza media e poi
tenete le sorgenti luminose fuori dal vostro campo visivo.
Attenti
poi alla quantità di luce. Tutti sono portati ad avere una zona illuminata a
giorno, come per leggere bene perciò installano dei faretti o mettono delle
lampade alogene. E’ troppo. Troppa luce è deleteria per i nostri scopi che sono
di guardare e giudicare, non di leggere. Il colore di questa luce, poi, è molto
importante. Le condizioni adatte, secondo la ISO 3664 sono (in sintesi):
-
Illuminamento
dell’ambiente pari ad un valore tra 32 e 64 lux nella zona del monitor;
- Il
punto di bianco della luce ambiente dovrebbe essere CIE D50. Questo
significa un punto del bianco di circa 5000 K con una distribuzione
spettrale omogenea. Non molte sorgenti di luce forniscono questo tipo di
illuminazione;
-
Illuminamento del monitor tra le 75 e le 100 cd/m2;
-
Punto di bianco del monitor D65, ovvero circa 6500 K.
- Per
l’osservazione delle stampe invece la 3664 aggiunge:
-
Le superfici direttamente illuminate dovrebbero essere di un grigio neutro;
-
Le superfici colorate nel campo visivo dovrebbero avere una riflettenza del
60% o inferiore;
-
Le luci estranee dovrebbero essere bloccate dal campo visivo e
dall’illuminare la stampa.
Ecco uno
spazio di lavoro ben progettato:

I muri
della stanza sono color crema ma, siccome non ricevono praticamente luce dalle
lampade, non impattano sulle condizioni di osservazione. Vi prego di notare che
l’ambiente è buio, sicuramente più buio di quanto non siate abituati ad avere
nelle vostre sessioni (sì, Pino, lo so che tu già segui le regole, dicevo agli
altri). Le lampade sono dei modelli
Ott
ad emissione su tutto lo spettro visibile, cosa che facilita l’osservazione e la
comparazione.
Purtroppo, come dicevo all’inizio, molti monitor LCD di oggi sono più luminosi
delle 100 cd/m2 raccomandate dallo standard. Tentare di aggiustare il
guadagno (contrasto) del monitor può avere effetti negativi sulla sua capacità
di visualizzare toni continui, specie nelle ombre. Infatti, questo aggiustamento
è implementato come controllo di guadagno nella fase di conversione
digitale/analogico (per una connessione analogica) ovvero come semplice modifica
digitale del guadagno per una connessione DVI (digitale). In entrambi i casi si
effettua una scalatura dei valori RGB tra 0 e 255 in un intervallo minore e
questa scalatura impatta sulla qualità d’immagine perché il nostro monitor non
userà più tutti i 256 livelli disponibili per canale di colore. Questo porta a
non poter visualizzare correttamente i toni continui, come dicevamo sopra.
Alcuni
monitor di livello più alto, invece, permettono di agire sulla
retroilluminazione (le lampade o i led che si trovano dietro al pannello LCD,
dentro al monitor, e che lo illuminano). Questa soluzione è da preferire perché
non riduce l’intervallo di valori visualizzabili ma è più costosa da
implementare. Che fare? Ritengo sia meglio sbagliare un po’ in eccesso che
diminuire le prestazioni che il nostro monitor può offrire. Insomma, se lo
tariamo a 140 cd/m2 può ancora andare bene.
Per
migliorare la somiglianza tra monitor e stampa, potremmo cambiare il punto di
bianco dello schermo da 6500 K a 5000 K. In questo modo, poiché la luce di
osservazione è a 5000 K, il bianco della carta (se puro) dovrebbe essere uguale
al bianco del monitor. Per i miei gusti 5000 K sono troppo caldi e mi trovo
meglio con valori intorno a 5800 K. Comunque dovete fare da voi, con i vostri
occhi.
Conclusione
I moderni sistemi operative
dei computer permettono di modificare la luminosità nel pannello di controllo.
Tuttavia non ci sono riportate le unità di misura, perciò non saprete se siete a
120 cd/m2 o giù di li. La cosa migliore è sempre uno strumento atto
all’uopo, magari integrato nel sistema di calibrazione. Se non l’avete, andate a
occhio. Dovete diminuire la luminosità fino a che le stampe siano molto simili
allo schermo. Ricordate sempre che potete fare l’editing con i numeri (i valori
RGB riportati nei vari Lightroom e Photoshop), perciò un quadrato grigio medio
(al 50% in LR) verrà stampato come un quadrato grigio medio e il monitor dovrà
essere regolato per avere quella luminosità. Vi accorgerete che il monitor è
diventato scuro, specie se siete stati abituati a tenerlo molto luminoso per
molto tempo. Ma ci si abitua. Fate attenzione a diminuire il livello di
illuminazione della stanza. Come dico sempre, l’editing si fa al buio. Se oltre
a fare foto editing, usate anche il monitor per alter cose (penso proprio di
si), create diversi profili oppure segnatevi i valori su un foglio.
Insomma, se le vostre
stampe vengono scure, il monitor potrebbe essere troppo luminoso. Controllate,
avrete delle sorprese.
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©2013 Aristide Torrelli